Lituus: un viaggio fra gli Etruschi e le loro terre

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Il Lituus è un bastone ricurvo, apparentemente semplice, di un materiale non necessariamente pregiato. Eppure è un segno del potere mistico o, per meglio dire, del volere mistico.
Veniva brandito da un sacerdote, l’àugure, che non prendeva decisioni.
In realtà le decisioni erano già state prese politicamente, ma il Lituus determinava il fas o il nefas, indicava se le azioni fossero gradite o meno agli Dei”
Gli Dei in questione sono quelli degli Etruschi, la zona quella di Caere, l’odierna Cerveteri e l’àugure di cui si parla è Caile Vipinas, che è la voce narrante della storia, ma non l’unica: un uomo ai giorni nostri ricorda l’esistenza di Caile come fosse la propria, e la fa concretamente propria riconoscendola come parte integrante della sua vita.
I ricordi affiorano delicati, come delle carte da gioco girate lentamente. In questo torpore faccio fatica a capire se si tratta di ricordi di una vita passata, della vita reale o di fantasie che si attorcigliano a spunti provenienti chissà dove”.
E le due voci, del Caile del passato e del Caile del presente, si ricongiungono in un’unica vibrante narrazione. Al principio Caile non è consapevole del suo ruolo, delle sue capacità di intermediario fra gli Dei e gli Uomini, è semplicemente un giovane aristocratico etrusco interessato ai piaceri della vita legati al suo rango, eppure i sacerdoti anziani hanno scorto in lui le doti rare di chi è in grado di dialogare con le forze del cielo e della terra.
Per prenderne atto, come in ogni iniziazione, Caile compirà un viaggio in una geografia ben precisa della penisola italica, attraverso l’Etruria dei Tirreni, tra l’Alto Lazio e la Toscana, e da questi luoghi magici entrerà in contatto con la parte “divina” di sé. Nella grotta de “La Grande Ruota” accompagnato da Lathuma, il sacerdote canuto che è la sua guida, conosce il parere degli Dei sul suo conto, compie un pericoloso viaggio della mente in alto verso cielo e in basso verso gli inferi, fino a ricevere il bacio della Grande Madre. Giunto a Gravisca scopre di avere virtù taumaturgiche, mentre a Ilva, l’odierna isola d’Elba, scatena e governa le folgori dalla Cima del Monte. La presa di coscienza del proprio potere e del proprio destino, avviene con la naturale leggerezza della sua età e con l’assoluta certezza dell’unione col tutto universale, concetto caro agli antichi che ne fecero la propria forza.
Lituus – Gli Etruschi e le energie della Madre Terra-” è la prima opera narrativa di Andrea Amato, frutto dei suoi anni di ricerca in campo archeologico e biocompatibilità e riarmonizzazione ambientale. Pubblicato da Oac Edizioni è un lavoro di minuziosa ricostruzione di quello che doveva essere l’ambiente e lo stile di vita di un nobile etrusco, prima che Roma venisse alla ribalta.
L’autore ci proietta direttamente in quelle atmosfere cariche di energia, accendendo nel lettore la voglia di scoprire, o riscoprire, realmente il potere di quelle rocce, i segreti di quelle necropoli, la perfetta geometria dei luoghi, la geometria sacra delle antiche città, dove l’essere umano era in correlazione con lo spazio terrestre e divino, importanti in egual modo, imprescindibili nella determinazione dell’essere stesso, che viveva e si spostava così da un piano all’altro con la facilità della connessione, ben lungi dallo staus di separazione a cui sarebbe andato incontro nei secoli successivi. Gradi di separazione che probabilmente ha saputo abbattere l’autore, vista la naturalezza con cui tratta l’argomento, al punto da portare a credere che esista effettivamente una sovrapposizione fra chi scrive e il protagonista narrato.
“Lituus” è inoltre un piccolo compendio di cultura etrusca arricchito dalle illustrazioni di Vito Maria Fimia, anche il glossario finale ci introduce al meglio nel momento storico e mistico del racconto, così da avere sempre l’impressione di varcare una doppia linea temporale che contribuisce alla totale immersione nella lettura.

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