Dystopia: il ritorno alle origini dei Megadeth

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di: Andrea “Drigo” Settimi

Dopo tre anni dalla non fortunata ultima uscita discografica, tornano con un nuova fatica una delle band piu famose dell’Olimpo del Thrash metal in coabitazione con gli altri mostri sacri quali Anthrax, Metallica e Slayer: i Megadeth

con “Dystopia” autori di autentici capolavori metal negli anni ’90 come “Rust in Peace”,”Countdown to Extinction” e “Youthanasia”.

Con una formazione rinnovata per 2/4 con l’arrivo di un nuovo chitarrista, Kiko Loureiro (ex degli Angra) e un nuovo batterista Chris Adler (Lamb of God) ma capitanati sempre dal redivivo Dave Mustaine alla voce/chitarra e lo storico David Effelson al basso, tornano alle origini sfornando un album di ottimo livello in linea con i capolavori del passato.

L’inizio è subito con il botto ed è affidato ai tre dei pezzi migliori dell’album “The Threat is real” “Dystopia” e “Fatal illusion” che presentano corposi riff di chitarra trascinati dall’ottimo drumming di Adler (ottimo batterista) e con la voce di Mustaine sempre tagliente ma meno forte e acuta come in passato e dagli splendidi assoli di chitarra del duo Mustaine/Loureiro dove si lasciano andare a entusiasmanti “sfide” a colpi di note tanto per ribadire ancora una volta il motivo per cui, non a caso, siano ritenuti due dei più tecnici chitarristi dell’intera scena metal attuale.

Questi tre brani sono mio avviso i più significativi dell’intero album dove ritroviamo con felicità i Megadeth di “Rust in Peace”.

L’album prosegue senza cambiamenti di registro sulla scia del Thrash metal veloce tecnico e a tratti anche trascinante dove spiccano, tra le altre, “Death from whitin” in cui tecnica e songwriting fanno da padrone; “Bullet to brain” che per il groove e potenza i Megadeth sembrano siano tornati al 1990 a “Countdown to extinction” e “Post American World” e anche qui l’influenza di “Youthanasia” è ancora più forte e marcata.

Nella parte finale del disco c’è anche spazio a una traccia strumentale “Conquer or die” dove la band dà sfogo alla sua fantastica tecnica per la gioia dei metallers amanti del virtuosismo.

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In conclusione nel complesso è un ottimo album che non aggiunge nulla di nuovo alla produzione discografica dei Megadeth ma dove gli amanti del Thrash metal troveranno pane per i loro denti, e sopratutto ci restituisce una band in ottima forma che torna a fare musica nel modo più a lei congeniale lasciando poco spazio ad esperimenti.

Quindi a conti fatti giudicando dal risultato finale, il buon Dave Mustaine ha fatto centro. Complimenti!

Voto: 7

 

 

 

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