Kaeru è una parola giapponese che significa “rana” ma anche “cambiare, tornare alle origini, tornare a casa”. Kaeru è anche il titolo dell’ultimo lavoro di Matteo Lorenzi, che affianca alla sua carriera di musicista a quella di scrittore. E ne ha di ritmo Kaeru. Siamo nella primavera del 2015 e le vite di tre uomini, che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro, stanno per intrecciarsi. Nella deliziosa cittadina di Corintola Terme, ha luogo un esperimento sociale mai azzardato prima. L’insicuro e apatico Marcello, il milionario e istrionico Denny, il visionario regista giapponese Ōshima. In che modo il destino metterà in relazione le vite di questi tre individui? Svelare di più sulla trama equivale a togliere parte della suspense di questo ben costruito sci-fi. Una scrittura asciutta, che va dritta al sodo, una narrativa dal taglio fortemente cinematografico, con linee temporali ben architettate e dialoghi scattanti per tenere alta l’attenzione fino all’ultima pagina. Al lettore rimarrà la soddisfazione di una trama gustosa, quanto inquietante per i messaggi sottesi. In un mondo dominato dai social e dallo show business, è possibile tracciare un confine tra reale e virtuale? Ha senso parlare di destino o il destino è la Matrix? Ma non è Matrix il film a cui strizza l’occhio l’autore… lasciamo a chi legge la curiosità di scoprire quale sia. Rimanendo in tema, Kaeru potrebbe essere un degno episodio della serie televisiva Black Mirror, per le atmosfere evocate, per le tematiche legate alla tecnologia e al disagio sociale. Uscito con Publistampa Edizioni è un’opera che si legge che è un piacere. Incontriamo l’autore Matteo Lorenzi per porgli alcune domande. D: Ciao Matteo, complimenti per il tuo romanzo. Non è il primo giusto? Ciao Giorgia, grazie di cuore, davvero. Kaeru in effetti è il mio secondo romanzo, uscito nell’estate del 2021, ed è un lavoro che si discosta in maniera sostanziale dal primo libro, uscito invece nel 2020 (Siero Nero). Il mio esordio letterario era un percorso nel mondo della musica, un viaggio molto più introspettivo – a lunghi tratti autobiografico – e ricco di ricami emotivi, a differenza di Kaeru, dove lo stile – per una scelta ponderata – è molto più asciutto e dinamico. Sono due romanzi molto diversi poiché ho voluto mettermi in gioco cercando di evolvere il mio modo di scrivere, ma al tempo stesso legati da un senso comune piuttosto forte e marcato: la debolezza dell’uomo quando è accecato dal senso di potere che può dare la fama, il successo, la visibilità.
D: Hai alle spalle un solido percorso come rocker. La tua avventura parte sul finire degli anni ’90 ed arriva fino ad oggi. Come lo racconteresti in poche righe? In “molto righe” l’ho raccontato per l’appunto in Siero Nero, e ti assicuro che nonostante il corposo manoscritto che ne è derivato (oltre 500 pagine) di cose ne avrei avute ancora molte da dire. Non è semplicissimo farlo in poche parole ma ti assicuro che la musica per me è necessità, respiro, stomaco… vita. Ed è proprio perché è così radicata nel mio percorso che ho deciso di esordire con un libro su questa tematica, per far capire quanto avesse inciso nella mia evoluzione come persona – prima che come musicista e frontman –, aiutandomi a superare spesso barriere, paure, limiti e timidezze. Fortunatamente la mia storia prosegue ancora oggi e con la mia band (i Sesto Elemento, che il prossimo anno festeggeranno il 25° anniversario!!!) stiamo per uscire con un nuovo EP di pezzi freschi di composizione!
D: Scrivere libri e comporre musica. Quali affinità e quali differenze. Ti racconto un brevissimo aneddoto così puoi inquadrare il discorso: “Siero Nero” era il titolo di una canzone che avevo scritto ormai una quindicina di anni fa per il mio gruppo e – nel dettaglio – immaginava la storia di un musicista che pur di arrivare al successo, bramoso di fama e soldi, aveva rinunciato a se stesso, scendendo a compromessi con la sua casa discografica fino a rendersi conto, a un certo punto, di aver perso tutto ciò che di più caro aveva, per l’effimero e fugace attimo di gloria. Rielaborando i concetti e sviluppandoli in questi anni ho voluto “esplodere” l’argomento in una storia ricca di elementi e di intrighi, oltre che di vita reale. Già da questo puoi intuire come interagiscano tra loro queste diverse modalità di composizione che alla fine rispondono a un’unica necessità di comunicare. La scrittura, che metto sullo stesso piano della musica a livello di significato, è un qualcosa di terapeutico. è lenitiva, curativa, corroborante… ci fa stare meglio, sia chi scrive che chi legge. Rappresenta una forma diversa, rispetto alla canzone, di rapportarsi alla gente, ma permette di andare più a fondo e soprattutto, in un’epoca dove la fruizione della musica è diventata velocissima e quasi superficiale, permette di costruire un’isola di quiete dove si chiede al lettore di prendersi il tempo e l’attenzione di tuffarsi in un universo nuovo, senza fretta. Di immedesimarsi nella storia, di fermarsi un attimo e sospendere la caoticità degli eventi. Ti mette in contatto diretto con chi ti legge. E questo non ha paragoni.
D: Sui social ti troviamo come Matteo Kabra Lorenzi. Svelaci cosa si cela dietro questo Kabra. Il soprannome Kabra deriva dal protagonista di un romanzo molto importante per me – letto e riletto decine di volte negli anni – e mi è stato appioppato dai componenti della band. Il libro in questione è “Despero” di Gianluca Morozzi e il sovraccitato personaggio è il leader di una band in cui in qualche modo mi sono sempre rivisto. Con i Sesto Elemento tra l’altro avevamo scritto una canzone (“Brucia!” che potete trovare anche su Youtube) proprio ispirata a questo libro e Gianluca Morozzi stesso ha letto e apprezzato Siero Nero, in cui racconto di questo particolare aneddoto. Direi che il nomignolo alla fine mi calza a pennello e ormai me lo sono incollato addosso con grande naturalezza. Pensa che
D: A proposito di social network, nel tuo libro i riferimenti sono evidenti. Quali i pro e i contro della rete per te? Qui torniamo a una tematica che ho affrontato sia in Kaeru che in Siero Nero. In quest’ultimo la riflessione trova un parallelismo con il passato, soprattutto quando ripercorro gli anni Novanta. Te lo semplifico con un esempio a mio avviso lampante: all’epoca riuscire a comprarsi un album era una conquista. Lo si sudava e lo si consumava… che fosse su vinile, musicassetta o su cd. Era pur sempre una conquista e non sembrava vero poteresi immergere in un disco, leggendo il libretto, fantasticando… ora il web e i social hanno drasticamente accorciato le distanze e aumentato la velocità di fruizione. Certo la cosa ha molti vantaggi, ci permette di conoscere molti più artisti, dà maggiori possibilità di arrivare alla gente anche più lontana ma questa bramosia compulsiva, per chi non era abituato a gustare un album (soprattutto le nuove generazioni) si è ben presto rivelata un boomerang: ora una canzone non è neppure tua, non la possiedi, non sarà un graffio nella tua vita, perché l’ascolti su una piattaforma in abbonamento e ti scivolerà via con troppa facilità. In Kaeru la tematica è portata alle estreme conseguenze e cerca di mettere in luce il fatto che ormai la superficialità ha superato di gran lunga l’essenza. L’apparire, l’essere al centro, essere “visto”, essere “seguito”, avere riscontri è una malattia che crea dipendenza. Per non parlare poi delle verità che vengono veicolate, sempre più divergenti e sempre più confusionarie. Il protagonista di Kaeru ne sa qualcosa… I social in definitiva per me vivono questa grande dicotomia tra “opportunità” e “fugacità”, la cui forbice però negli anni si sta velocemente allargando a favore della seconda. Ed è davvero un peccato!
D: Dove possiamo trovare il tuo libro? Potete trovare entrambi i miei lavori sul sito della casa editrice al seguente link https://www.publistampa.com/edizioni/prodotto/kaeru/ https://www.publistampa.com/edizioni/prodotto/siero-nero/ oppure in alternativa si possono tranquillamente trovare sui canali di distribuzione online di Ibs, Feltrinelli, Mondadori, Amazon, ecc. o nelle librerie ed edicole della mia zona (Trentino)
Ti ringraziamo e in bocca al lupo per la tua duplice carriera. Giorgia Sbuelz |