Non credevo esistessero ancora le lucciole, Miriam. Te le ricordi intorno al fiume, quando da ragazzo ne catturai una per te e la deposi sul palmo della tua mano? Cominciasti a urlare, perché le lucciole alla fine sono brutte, non sono che coleotteri che accendono il loro corpo scuro nella danza del corteggiamento. Mai fidarsi delle apparenze, dicesti, per questo speravo che almeno tu non ci saresti caduta, invece… rotocalchi, copertine e anni di albe amare, vittima di te stessa e delle lucciole che andavi inseguendo.
Ma oggi sono qui Miriam, ti porto ancora una lucciola, solo un brutto coleottero.
di: Giorgia Sbuelz
da: “Storie in 100 parole” aa. vv
Edizioni: L’Erudita, collana L’Estroversa
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